Amarcord del professor Malesani

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Al corso di Complementi di Elettronica Applicata, un corso del quinto anno tenuto dal prof. Gaetano Malesani, forse era il 1992, oltre a studiare tante belle cose come le PLL o gli alimentatori switching, il prof. Malesani dispensava perle di saggezza tipo “Non pensate che quando lavorerete ci sarà qualcuno ad insegnarvi ciò che dovete fare. Chi sa i trucchi del mestiere o non ha tempo o non ha voglia di spiegarveli e/o di documentarli e soprattutto se li tiene per sé”. È stata esattamente la mia esperienza, non in tutti i casi, ma in buona parte sì.

Al corso, poi, era rischiesta l’elaborazione di un progetto, nel nostro gruppetto di amici avevamo in mente di costruire un barcode scanner, ti ricordi Mario se eravamo in gruppo assieme? Forse ti eri già laureato. C’era anche Adriano “il Fufi” che mi chiamava “ingegnere dea Nasa”. Avevo anche preso contatti con la Datalogic di Calderara di Reno (c’è ancora) spiegando cosa ci apprestavamo a fare, per avere eventuale assistenza.

Senonché il prof ad un certo punto ci dice: “Ragazzi, siete troppi gruppi e il laboratorio è limitato, dobbiamo aggregarvi”.

Praticamente i nuovi accoliti non vollero saperne di un progetto così ambizioso, bisognava fare il meno possibile per passare l’esame. Dopo un po’ che non trovavamo un accordo, Malesani ci dice: “Allora ve lo assegno io il progetto: perché non costruite un oscillatore a ponte di Wien?” e ci diede delle specifiche assurde per quanto riguarda campo di frequenza coperto e distorsione armonica. Eravamo, noi del gruppetto inziale, abbstanza delusi, ci sembrava un ribasso notevole sulle nostre aspettative.
Ma lui lesse lo sconforto nei nostri volti e aggiunse: “Non pensate che si tratti di una punizione: Hewlett e Packard hanno iniziato così, costruendo oscillatori a ponte di Wien, circuiti che emettevano fischi terrificanti, per un cliente di tutto rispetto: la Walt Disney”.

Alle fine ci siamo inventati una retroazione dell’oscillatore con un JFET, tipo i VCO che si usano nei sintetizzatori analogici, che rendeva il sistema performante ad una gamma di frequenze ancora più grande e con un distorsione armonica molto al disotto del limite imposto.

Poi alla fine scrissi da solo buona parte della relazione soffermandomi in modo particolare sull’analisi della retroazione e scoprii, spiegandola all’esame, che avevo impiegato senza accorgermene il metodo della funzione descrittiva che stavo studiando per la tesi sul caos deterministico. Ho preso 30 quella volta ed era sotto Natale.

La primava dopo, ricordo bene ero a piedi lungo il Piovego, un paio di studenti che facevano parte del gruppo e che non si erano mai fatti vedere, mi prendono in disparte e mi dicono “Ma chi cazzo ha scritto la relazione? non si capisce niente c’è solo un’analisi inutile della retroazione!”. Ho risposto che per me era la cosa più interessante del lavoro. E ho capito già allora come si fa a fare strada nel mondo del lavoro: usare i lavoro degli altri, prendersene gli eventuali meriti e sparare merda su chi ha lavorato.

È stato di sicuro il corso in cui ho imparato più cose, grazie prof. Malesani!

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